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Pesca a Vertical Jigging (ma anche inchiku e slow pitch): 10 errori da evitare nelle tecniche di pesca verticali

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    In questo articolo ti voglio dire quello che c’è da sapere sulle tecniche di pesca verticali dalla barca, e in particolare sul vertical jigging (ma anche inchiku e slow pitch). Incentreremo questa lettura sugli errori più comuni che possono capitare a chi comincia. Per fare cifra tonda te ne descriverò 10. Dieci sbagli che il pescatore medio può fare quando si avvicina alla pesca barca con il vertical jigging e tecniche similari, per vari aspetti come lo sono l’inchiku, lo slow pitch, la pesca col live kab; insomma, sono convinto che per qualcuno saranno nomi ben conosciuti. Per altri un po’ meno.

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    Venendo alle tecniche di pesca, diciamo che stiamo per concentrarci su modi di pescare che ci porteranno alla cattura di pesci predatori marini (anche pesci molto grossi). Pescheremo quasi sempre a barca con il motore acceso ma marcia non inserita, per cercare di allamare alla nostra canna (se ne usa una alla volta): cernie, dentici, ricciole, pagri, e altri bei pesci.

    Pesca a Vertical Jigging: 10 errori da evitare nelle tecniche di pesca verticali

    Quando ci si avvicina alla pesca, o anche solo a quella che per noi è una nuova tecnica di pesca, è inevitabile incappare in qualche errore pratico. Questi sbagli sono quelli che ci permetteranno di migliorare, un’uscita dopo l’altra, mettendo a punto la nostra attrezzatura a comprendendo quali sono i gesti giusti che permettono di tirare a bordo qualche grossa preda. Per questo ho deciso di riassumere in questo articolo alcuni degli errori pratici più comuni di chi si avvicina alla pesca a vertical jigging (ma anche inchiku e slow pitch), con l’obiettivo di evitare perdite di tempo a qualche volenteroso neofita e aiutare altri a prendere qualche grosso pesce in più.

    Proprio perché vorrei dare consigli utili anche a chi di pesca sa poco o nulla, chiediamo a chi è un po’ più esperto di pazientare (una volta tanto) se si troverà a leggere cose a lui già note e quindi scontate. Andiamo quindi alla scoperta dei 10 classici errori da evitare nel vertical jigging. L’occasione sarà buona per riflettere sul perché una montatura o un’azione di pesca di un certo tipo siano sbagliate, cercando di trovare insieme le soluzioni vincenti da applicare caso per caso.

     

    Pescare dalla barca a scarroccio: da che lato si cala la lenza con l’esca? L’errore 1.

    Ecco una cosa che può sembrare ovvia ma che tanti non prendono in considerazione. Nella pesca a vertical jigging, l’azione si svolge a barca ferma, o quasi. A determinare lo spostamento trasversale del natante ci penseranno la corrente e, soprattutto, il vento. In relazione alla direzione di scarroccio, è importante calare l’artificiale in modo che la lenza tenda ad allontanarsi dallo scafo piuttosto che ad avvicinarsi. Il lato giusto della barca, quindi, è quello “sopravento”. Diciamo questo perché l’abboccata che avviene durante un recupero effettuato dal lato sbagliato della barca può metterci seriamente in crisi, costringendoci a tenere la canna bassa, rischiando che la lenza sfreghi contro la chiglia o si infili nell’elica.

     

    Jig e altre esche artificiali: quale collegamento usare con la lenza? L’errore 2.

    Un errore comune è quello di legare direttamente l’artificiale alla lenza. Tanto più il jig è grande e pesante, tanto più può portare il tracciato ad accumulare torsioni e rovinarsi. La tecnica verticale impone numerose sollecitazioni alla lenza in bobina, tanto che in un dato periodo di tempo la “stressa” molto di più di quanto sarebbero in grado di fare il bolentino o la traina affondata. Per questo consiglio di montare le esche tramite una girella proporzionata con tutto il complesso pescante. Se per la tecnica light possono andare bene girelle rolling del numero 6 (quindi piccole), per il vertical classico è meglio optare per girelle molto grandi, anche di misura “barra zero”; che siano realizzate su cuscinetto a sfere oppure no, è secondario ma è importante che abbiano anellini di affidabilità totale. In alternativa, se montiamo il solid ring, consiglio di rifare abbastanza spesso il nodo di congiunzione e di sostituire il leader ad ogni pescata.

     

    Questione mulinello da pesca a vertical jigging? No ai fissi sulle canne da rotante. L’errore 3.

    La scelta dell’attrezzatura è fondamentale se vogliamo prendere pesci di taglia come le ricciole, ma anche per pescare riducendo quanto più possibile lo sforzo che dovremo compiere per animare l’artificiale. Un problema classico che è legato alla scelta dell’attrezzatura riguarda l’accoppiamento canna-mulinello. Visto che molti non conoscono la differenza tra le canne da fisso e quelle da rotante, può capitare che un neofita si ritrovi a montare un mulinello fisso su una canna anellata per ospitare il rotante con evidenti svantaggi a pesca. La differenza principale fra canne da fisse da rotante sta nell’anellatura. Le prime hanno i passanti più grandi e distanziati, viceversa le seconde. In particolare, canne da rotante hanno il primo anello (quello verso l’impugnatura) piccolo e ravvicinato al portamulinello: la sua funzione di guidare la lenza esce dal rotante, nel caso di un abbinamento sbagliato, mortifica a rotazione del fisso e genera un forte attrito.

     

    Gli assist che si incastrano nel jig. L’errore 4.

    Uno degli inconvenienti pratici che si riscontrano più spesso nell’approccio al vertical è trovare uno o entrambi gli ami incastrati nel jig. Spesso, per paura di esagerare, si è portati a montare assist con ami troppo piccoli che, durante il su e giù dell’azione di pesca, finiscono con l’incastrarsi sul corpo del jig. Meglio sostituirli subito con assist dotati di amo più grande, poiché se avvenisse un attacco con l’amo (o gli ami) incastrati, le nostre probabilità di cattura sarebbero prossime allo zero.

     

    Non fare i collegamenti con solid ring e split ring? Questo è l’errore 5.

    La tecnica verticale richiede ben poca minuteria: niente terminali complessi, con snodi e lunghi braccioli, ma soltanto un artificiale metallico dotato di assist hook. Per questo è meglio non lesinare su quei quatto oggettini che servono davvero, ovvero anellini saldati (solid ring), spaccati (split ring), assist hook e girelle.

     

    Salpare la preda allamata: bisogna farlo nel modo giusto, altrimenti si cade nell’errore 6

    In ogni momento in cui muoviamo l’esca artificiale in verticale, può arrivare l’abboccata. Se dopo la ferrata però ci accorgiamo che (purtroppo) il pesce non è un grosso predatore, allora dobbiamo recuperare piano la lenza. Molto piano e molto più piano di quanto ci verrebbe d’istinto fare.

    Dico questo perché è importante per salvaguardare la vita del pesce.

    Recuperando velocemente dal fondo un piccolo pesce gli si fa (quasi sempre) avere uno sbalzo di pressione letale. Recuperare molto piano un piccolo pesce ti permetterà di liberare vivo magari un piccolo dentice o una baby cernia… pesci che magari potrai incontrare fra qualche anno, chissà. Anche questa è una cosa da sapere se si vuole pescare sempre un po’ più responsabilmente.

     

    Mai insistere in caso di garbugli! Altrimenti si cade nell’errore errore 7.

    C’è, o almeno ci dovrebbe essere, una regola a guidare tutte le nostre uscite a vertical: se vediamo che il jig non lavora bene, non insistiamo. Se le prime discese e risalite dell’artificiale portano alla luce difetti di funzionamento dell’assist, è meglio sostituire subito tutto. I diversi problemi possono dipendere dalla mancanza di un anellino spaccato aggiuntivo, dalla cattiva scelta del cordino usato per costruire un assist hook, o ancora dalla decisione di fare a meno del leader o del tubicino termorestringente. Insomma, le soluzioni sono tante quanti i possibili problemi, per cui il consiglio è: non perseverare nell’errore.

     

    Spot di pesca adatti al VJ, allo slow pitch, all’inchiku. Mai navigare a casaccio. L’errore 8

    Abbiamo già avuto modo di dirlo diverse volte ma una di più non guasta: non bisogna chiedere i miracoli alle esche di metallo verniciate! Il VJ va praticato dove può farci allamare i grossi pesci che cerchiamo, per questo la scelta della zona di pesca deve essere studiata secondo la conformazione dei fondali e le informazioni sul rapporto fra specie di pesci e presenza stagionale che riusciamo ad avere dai pescatori più esperti. Nella ricerca pratica del punto di pesca, poi, ecoscandaglio e Gps sono insostituibili.

     

    Pesca in verticale e attrezzi a portata di mano! L’errore 9.

    Quando ci si reca a pescare su uno spot promettente e si vogliono insidiare pesci di una certa stazza, niente va lasciato al caso. Anche l’organizzazione di attrezzi e accessori attorno a noi deve essere studiata prevedendo ciò che potrebbe capitare in mare: una volta che abbiamo incannato un grosso pesce, sarà a lui che dovremo rivolgere tutte le nostre “attenzioni”; insomma, non sarà facile aprire un gavone per cercare il raffio mentre lottiamo con il bestione! Allora mettiamoci la cintura da combattimento prima di iniziare, teniamo a portata di mano quello che potrebbe servire (pinze, coltello, raffio) e lasciamo sgombra il più possibile la barca dagli oggetti (per esempio secchi o cime) che potrebbero farci inciampare. Anche le cose più banali possono diventare un problema in un momento di concitazione.

     

    Evitare le mattanze. L’errore più grande della Pesca a Vertical Jigging. L’errore 10.

    Chiudiamo la rassegna degli errori più frequenti con quello che, a parer nostro, sarebbe il più grave per un buon pescatore. La pesca a vertical jigging è una tecnica che può portare con facilità tanto al cappotto quanto alla pescata da sogno. Se vogliamo continuare a godere della pesca e dei pesci, però, è meglio non esagerare con le catture. Certo non è facile smettere di catturare quando le cose vanno alla grande ma, al di là di quelli che sono i 5 chili limite previsti dalla legge, pensiamo ad avere un po’ di responsabilità e di buon senso. Per il bene di tutti quanti.

     

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