In questo articolo approfondiamo l’uso dei travi monoamo nella pesca dalla spiaggia. Nel surfcasting in particolare l’uso di un solo amo può essere utile per lanciare un po’ più distante anche se la tecnica di lancio è la prima cosa da curare.
L’uso dei travi monoamo nella pesca dalla spiaggia
La ricerca della preda, in condizioni di mare mosso ma pure nella situazione in cui l’acqua è quasi ferma, non può fare a meno di terminali che a quelle prede siano adeguati. Sempre più si sente parlare in spiaggia di decine e decine di travi sottili da essere quasi invisibili e dotati di tre braccioli per lunghezze al limite dell’umanamente gestibile. Capiamoci, tutto è lecito ma non bisogna mai correre il rischio di dimenticare i fondamentali del surf casting, quello mirato alle prede di una certa pezzatura.
Per questo vogliamo dedicare un articolo ai travi monoamo: quelli con un solo bracciolo che mirano alla cattura di una miriade di specie diverse in funzione di come sono armati.
Tralasciamo volutamente le montature con piombo scorrevole che sono utilizzate piuttosto nel beach legering e concentriamoci su quelle che hanno un piombo terminale, ovvero di tipo fisso. Sono queste che ci permettono di realizzare lenze con caratteristiche comuni ma sempre di un buon livello tecnico.
Travi monoamo da surfcasting: Come costruirli?
La pesca dalla spiaggia fatta con terminali a un solo amo (e quindi a un solo bracciolo) comporta alcuni vantaggi, vuoi la migliore resistenza all’acqua turbolenta, vuoi il minore attrito aerodinamico in volo. Questi assi nella manica torneranno più utili a seconda della condizione pratica.
Elemento comune dei travi monoamo è il fatto di necessitare di un solo snodo, visto che la congiunzione per il bracciolo sarà una.
A seconda della distanza che cogliamo ci sia tra la zavorra e lo snodo il trave potrà essere di media lunghezza (mai elevata come quelle dei tri-amo) oppure corta, come capita con i minitrave. Questi ultimi sono i più diffusi, anche per via della comodità estrema nella conservazione e nell’uso.
Travi monoamo: Girella + fast-connector
Il modo migliore di realizzare un mini-trave è quello di prevedere alle sue estremità rispettivamente un elemento che scarichi le torsioni, la girella capocorda, e un gancio rapido che permetta la più efficace sostituzione della zavorra, il fast-c (abbreviazione di fast-connector). Utilizzando elementi delle dimensioni adeguate potremo avere garanzia di tenuta al lancio ed evitare un appesantimento eccessivo del minitrave, o del trave nel caso che lo spezzone di nylon superi i 50 centimetri. La girella capocorda può essere un modello a barilotto del numero 8 oppure 6, mentre il fast-c. potrà essere di quelli acquistati in commercio o fatti a casa con filo d’acciaio che però dia tutte le garanzie del caso. Il nylon sarà dello 0,40-0,60 millimetri.
Minitrave e long arm: calamenti monoamo
Come abbiamo anticipato devono essere sempre le condizioni del mare, oltre che le proprie esperienze, a guidare le mosse di un surfcastman. In questo senso i travi monoamo possono assumere diverse configurazioni. Restando per un attimo collegati all’argomento minitravi va detto che l’abbinamento di bracciolo più usato è quello di un bracciolo di appena 40-50 centimetri, sul quale è montato un flotter per alzare l’esca. Questo sistema è molto utile nei casi in cui ci sia una forte presenza di granchi che, altrimenti, comprometterebbero l’integrità dell’esca.
Con il bracciolo da 40 o 50 centimetri flotterato sono frequenti le mormore e i saraghi, mentre tutte le altre prede sono possibili ma un po’ più casuali. Per questa configurazione sono classici ami di numerazione compresa tra il 10 e il 6.
Allungando il bracciolo del minitrave otterremo un long arm con ottima mobilità con il mare mosso ma il rischio di groviglio si accrescerà di pari passo con i centimetri della lunghezza del bracciolo. Per ridurre questo rischio e consentire un miglior funzionamento del calamento dovremo ricercare un buon abbinamento di lunghezza e diametro aumentando la sezione del monofilo del bracciolo.
È in queste condizioni che un generoso boccone di sarda ripaga con il grongo o con la spigola, ma pure la seppia e il cannolicchio diventano esche ottime. Non abbiamo paura di usare ami di numerazione generosa, sconfinando anche nei “barra zero”. Nella turbolenza estrema comunque il bracciolo lungo abbinato al minitrave è sconsigliato. In questa condizione capita di recuperare e ritrovare il bracciolo avvolto intorno al trave, abitualmente tra il gancio superiore e la girella, pur senza eccessivo garbuglio. Diversamente, a mare calmo, la scelta del mini-trave abbinato a un sottile bracciolo da un metro e dieci o un metro e ottanta può essere buona per la pesca d’attesa sui fondali sabbiosi uniformi, in cerca dell’orata, dell’ombrina ma anche solo della mormora.
Short rovesciato: Trave da surfcasting monoamo
Una tipologia di calamento con piombo terminale fisso che si differenzia dai mini-travi è lo short rovesciato, un terminale che ha trave ben più lungo di quello dei minitravi e che ha il vantaggio di staccare dal fondo in modo migliore lo snodo e il bracciolo. Lo short rovesciato è un terminale storico del surf casting perché adatto alla pesca nella turbolenza in combinazione con un piombo da alta tenuta, come una piramide o un cono.
La preda che abbocca con maggiore frequenza allo short rovesciato è probabilmente il sarago maggiore ma è di sicuro la spigola la più ambita e grossa che può essere catturata con questo terminale. Il bracciolo in genere misura fra 30 e 60 centimetri e viene realizzato con nylon (o fluorocarbon) di diametro compreso fra lo 0,45 e lo 0,28 millimetri che, per questo specifico scopo, può anche essere considerato esile.
L’amo tipico dello short arm è un tempo era l’Aberdeen, un amo a gambo lungo e curva tonda piuttosto leggero, ma adesso è sempre più spesso soppiantato dai migliori ami a occhiello tipo wormer nelle misure che vanno dal 6 (per piccole strisce di calamaro o verme americano) all’1/0 per il filetto di cefalo rovesciato.